Gli schiavi del sole

Una storia dai campi del fotovoltaico del Salento
di Mario Sanna

E’ una storia di insolita gravità quella che emerge dall’inchiesta condotta in queste settimane dalla Procura di Lecce. L’accusa è di quelle che sembrano improbabili nell’Italia del terzo millennio: riduzione in schiavitù.
Quindici gli indagati, per alcuni dei quali sono già scattate le manette. Lo scenario di questo reato ipotizzato dagli inquirenti non sono i campi della raccolta dei pomodori gestiti dal ‘caporalato’, ma quello più sofisticato della ‘green economy’ dei campi fotovoltaici salentini (tra Lecce, Taranto e Brindisi) , dove alcune centinaia di lavoratori immigrati avrebbero subito per mesi ogni sorta di sopruso.

Gli schiavi del sole (video): http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=23163

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Assemblea Metropolitana

Assemblea MetropolitanaIl 6 Maggio a Bari abbiamo iniziato la costruzione di uno spazio comune.

Lo abbiamo fatto nella pratica concreta e non in interminabili discussioni politiciste o ideologiche, superando identità, dispositivi di qualunque tipo, movimenti sociali di qualunque tipo, istituzioni di qualunque tipo.

Lo abbiamo fatto, prima, incontrandoci all’interno delle Assemblee Metropolitane, poi, nel corso di uno sciopero la cui forma ci sta stretta  e la cui sostanza per noi deve essere riportata a livello collettivo e generalizzato.

Abbiamo proposto, quindi, contenuti di critica alla stessa forma di sciopero e ai suoi contenuti, estendendolo ad una forma permanente come rivendicazione collettiva e di generalizzazione dello sciopero stesso. Un embrione di conflitto più che una prova generale di sciopero permanente. Un embrione il cui svilupparsi ci pare non possa che essere valutato come positivo.

Dalla notte tra il 5 e il 6 al tardo pomeriggio, attraversando strade, angoli di città, piazze, cortei abbiamo affrontato la risposta dell’ordine costituito che, nel disperato tentativo di conservare questo

stato di cose, non può fare altro che criticare in maniera superficiale l’avanzare di uno spostamento che coinvolge tutti (poliziotti che si impoveriscono come tutte e tutti, burocrati che rischiano l’estinzione, segretari che rappresentano solo sé stessi, istituzioni che, in crisi di consenso, possono puntare solo su drappelli di skinheads).

Ci muoviamo nell’ambito della generalizzazione come risposta ad un sistema generalizzato che ci vorrebbe in concorrenza tra di noi e al quale noi opponiamo momenti di incontro, spazi comuni esattamente come l’Assemblea Metropolitana; momenti che diventano pratiche efficaci prima ancora che corrette, per iniziare a rivendicare in maniera diretta quanto ci spetta come esseri umani, contemplando tutte e tutti: lavoratori “stabili”, precari, disoccupati, inoccupabili, migranti e diseredati.

Incontrarsi significa organizzarsi per passare da pratiche di rottura, al superamento reale della condizione di sfruttamento, di precarietà, di subalternità in cui ognuno di noi vive.

Tutti sono invitati.

Assemblea Metropolitana
Giovedì 19 maggio
c/o l’exCentrale del Latte
in Viale Orazio Flacco, 24 – Bari
alle ore 20.30

Locandina: assemblea19maggio

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Ventimiglia, sciopero della fame, carcere e sgomberi

6.5.2011 —> 14.5.2011   STAZIONE DI  VENTIMIGLIA

05 maggio 2011 – VENTIMIGLIA

Stazione di Ventimiglia.

Qualche giorno fa abbiamo saputo che a Ventimiglia, una decina di ragazzi tunisini hanno iniziato uno sciopero della fame contro l’immobilità della loro condizione. contro la precarietà nella quale Francia e Italia continuano a tenerli prigionieri.

Eccoci a Ventimiglia. E la nostra prima sorpresa sta nel fatto che sono ben più di 10 le persone che scioperano. si tratta di una ottantina di persone.

Con loro solo 3 donne all’inizio. 2 attiviste italiane e un’ attivista francese di un collettivo di Nizza.

Ci siamo solo noi con videocamera a documentare la situazione. quello che salta subito all’occhio è il totale abbandono della situazione da parte di giornalisti e media.

Mentre siam lì sappiamo che il gruppo che aderisce allo sciopero ha deciso di spostarsi in spiaggia per avere più visibilità. Per sfuggire alla luce al neon che, da un mese almeno, colora l’incertezza. mattino e sera. non si sfugge.

Ci spostiamo con loro sulla spiaggia di Ventimiglia. Con noi un fotografo francese e altri due attivisti.

Attaccati i cartelli davanti all’ingresso che dal lungofiume porta alla spiaggia.

Arrivati i materassi (grazie all’aiuto di alcuni compagni) e un telone legato a dei rami per creare una specie di riparo per la notte fredda che ci attende, siamo pronti a vedere che succede.

Arrivano anche succhi di frutta e acqua per i ragazzi in sciopero della fame. Ormai sono 4 giorni che sono a digiuno.

Sul far della sera accendiamo un fuoco per scaldarci. Non manca la pattuglia di vigili e carabinieri che puntati i fari dell’auto su tutti noi, ci ricorda che è vietato accendere il fuoco sulla spiaggia. Ma nel teatrino, in cui le forze dell’ordine sono il nostro pubblico, continuiamo a cantare e a far in modo di non far spegnere il fuoco. Dopo qualche tempo, vanno via.

Quella è la loro prima notte da diversi giorni a questa parte, che possono riposare senza il neon puntato in faccia.

Per passare il tempo vengono improvvisate danze e canti tunisini, di libertà alcuni, goliardici altri. Ed è stupefacente vedere quanta energia e quanto brio, queste persone che hanno vissuto tanto dolore in Tunisia e poi in Italia, a digiuno da 4 giorni, riescano ad avere.

6.5.2011 VENTIMIGLIA

Ci sono decisioni che non hanno bisogno di programmazione. La partenza per Ventimiglia, come tutto il resto del progetto, nasce da una notizia passata e la voglia di conoscere.

Niente preparativi solo due panini e un pò d acqua. Cinque persone in una macchina e via.

Alla fine delle 5 e passa ore di macchina ci ritroviamo nell’assolata Liguria, in balia degli eventi.

La notizia che ci è arrivata è che un’ ottantina di ragazzi sono in sciopero della fame da diversi giorni. Protestano per questo stato di confusione e incertezza che da troppo tempo li costringe a vivere nella totale inutilità di giorni passati in attesa di un cenno da parte di uno degli stati europei. La Francia continua a rimandarli indietro e l’Italia continua a spingere perché se ne vadano. E loro in mezzo. Bloccati al confine.

Lo sciopero della fame (la greve) è iniziato da cinque giorni. Da un giorno e una notte quelli che vi aderiscono si sono spostati sulla spiaggia perché vogliono differenziarsi. Qualcuno ha scritto sui giornali che lo sciopero è una farsa. Li hanno visti mangiare dalle buste della Caritas. In realtà ci spiegano che non tutti hanno aderito allo sciopero, alcuni portano il nastro bianco al braccio (simbolo dello sciopero), solo in segno di solidarietà. Ma per evitare ulteriori confusioni e denigrazioni del loro impegno, hanno deciso di separarsi dal resto del gruppo. Sulla spiaggia troviamo una cinquantina di ragazzi che sotto un enorme tenda si riparano dal sole, un tavolino su un lato con fornelletto e thè già pronto, un paio di coperte stese al sole, i cartelli di protesta appesi sulla tenda. Scritti in francese e in italiano chiedono a entrambi la stessa cosa: poter vivere senza paura. Senza paura di essere fermati, espulsi, incarcerati. Si perché mentre il reato di clandestinità e di immigrazione clandestina ex art 14 co.Vter del TU immigrazione in Italia viene di fatto abrogato dalla sentenza della Corte di Giustizia dei giorni scorsi, in Francia, pur non esistendo tale previsione normativa, è previsto comunque il trattenimento in carcere per almeno 48 ore ai fini dell’espulsione.(L. 551-1 code francais) E i ragazzi che hanno provato ad attraversare il confine ci raccontano che le ore passate dentro sono molte di più di 48! Tanto chi vuoi che se ne accorga.

Sulla spiaggia, insieme agli scioperanti dormono anche dei ragazzi arrivati da Bari. Insieme a loro Dalì, un ragazzo tunisino che avevamo già intervistato a Manduria. In questi mesi di incontri fugaci e precari rivedere una faccia amica è una festa! Dalì ci abbraccia tutti ci presenta gli amici, ci spiega dello sciopero. Lui è arrivato a Ventimiglia solo ieri. Ha attraversato l’Italia insieme ai ragazzi baresi e l’obiettivo finale è riuscire ad arrivare in Francia dagli zii. Proveranno a passare il confine tra sabato e domenica. Le speranze sono tante ma c è anche tanta consapevolezza che non sarà facile. Attraversare il confine può significare perdere i documenti, perché sequestrati dalla police francese o essere comunque rispediti indietro..e se alla prima volta che vieni fermato vieni solo segnalato, alla seconda ti rinviano in Italia con un foglio di via che interdisce un ulteriore ingresso in Francia. La maggior parte dei ragazzi quindi sceglie di partire senza documenti. Se non c è un paese in cui possono rispedirti devono tenerti in Francia in attesa di riconoscimento. Le alternative non sono molte e anche se la Francia continua a rassicurare l’Europa in merito alla decisione di sospendere l’accordo di Schengen, la realtà è che le frontiere sembrano essersi materializzate di nuovo.

Ad aggravare la situazione interviene la polizia verso le cinque di sera, intimando lo sgombero ai ragazzi sulla spiaggia. Un’ordinanza del comune di Ventimiglia datata 5 maggio 2011, impedisce di campeggiare sulla spiaggia, ma anche di permanere sulla stessa dopo le 19.

Un poliziotto in borghese si fa cortese, discutendo con noi a proposito di un’alternativa possibile alla spiaggia, ma anche alla stazione. un posto dove sia possibile avere ancora visibilità al fine della protesta.

Cerchiamo di arrivare ad una soluzione pacifica, i ragazzi smontano le tende che vengono caricate su un camion. Saranno portate al deposito comunale dove potremmo ritirarle. Per fortuna l’ organizzazione è rapida e riusciamo a  recuperare materassi e coperte, ma ci aspetta una nuova sorpresa alla stazione. Quando ci arriviamo infatti la polizia impedisce di portare all’interno i materassi. Nuova ordinanza. Non solo costretti a dormire su un pavimento alla stazione ma senza neanche possibilità di farlo umanamente o quello che dovrebbe essere il gesto più umano verso questi ragazzi, l’uso di un materasso. Ci accampiamo con loro per la notte, vogliamo condividere anche i disagi di questa vicenda. E dormire su un pavimento tanto duro non è un piacere. Loro dormono così da circa un mese. Alla mattina mi sento distrutta, le luci son rimaste accese tutta la notte e il via vai di gente impedisce comunque un sonno riposante.

La mattina verso le 12 inizia l’annunciata conferenza stampa con l’assessore ligure con delega alle politiche dell’immigrazione, Enrico Vesco. La conferenza non solo è una palese campagna politica, ma si spinge fino ad avere toni da circo. L’assessore infatti lancia delle proposte inverosimili , come organizzare dei pullman con tunisini e politici e giornalisti, che attraversi il confine e protesti oltralpe…

Gli chiediamo: Ma è un azione concordata con gli altri politici? C’ è un piano d’azione? Quando sarà possibile ciò?

La risposta è: “Bhè io l’ho lanciata vedremo se ci saranno adesioni…” tra chi??  oppure “dobbiamo trovare dei politici che ci proteggano..”

I tunisini aderirebbero se ci fosse una proposta concreta. Ma non c è!

Tra le promesse c’ è la possibilità di concordare con la regione un piano di accoglienza ripartito tra le varie città e province.

I comuni tramite Caritas e Protezione (in)civile, boss indiscussi di questa emergenza, potrebbero farsi carico dei ragazzi ancora per strada offrendo letti e mangiare. Non che non sia una soluzione temporanea appetibile, ma anche qui non esiste alcun accordo o piano strutturato…solo idee lanciate!

Alla domanda di Dalì, su dove, secondo i piani di politici e Croce Rossa, avrebbero dovuto passare la notte i ragazzi che occupano la stazione, , la risposta di un coro unanime è stata “PRESSO IL CENTRO D’ACCOGLIENZA!” (“ma-perchè-non-c’abbiamo-pensato-PRIMA-lo-scopriamo-solo DOPO”, quando sappiamo che i centri d’accoglienza nella zona sono tutti pieni)

L’accordo finale è comunque di finire lo sciopero della fame. Almeno i ragazzi potranno riprendere a mangiare. Tre di loro nella notte di venerdì son stati portati via dalle ambulanze. Non hanno retto lo sforzo. Le scene sono state strazianti. Il cugino di uno di loro non riusciva a smettere di piangere. Era convinto che non l avrebbe più visto vivo. Troppi morti sui loro cammini per poter reggere a qualsiasi minimo problema.

La sera arrivano i delegati dei vari movimenti sociali: oltre a noi ci sono francesi, torinesi, ragazzi di Ventimiglia, e dei dintorni tutti riuniti per cercare di trovare una soluzione credibile a quello che sta succedendo. Ma anche qui le parole si sprecano e forse si perde di vista il vero obiettivo. Aiutare i tunisini ad avere delle risposte. Ci si accorda solo sulla necessità di continuare a monitorare la situazione e si decide per un ulteriore incontro di lì a 10 giorni, tempi stabiliti dall’assessore per cercare di rendere operativo il piano di riparto. La domenica, qualcuno con successo passerà la frontiera francese.

Ad oggi, 14 maggio le notizie che arrivano non sono confortanti. I ragazzi tunisini sono stati sgomberati per ben due volte dalla stazione, e costretti di nuovo a dormire in spiaggia.Tutti quelli che giornalmente non riescono ad avere l’alloggio presso i centri di accoglienza dormono in stazione e la occupano durante il giorno.

Il primo sgombero e’ avvenuto Domenica 8 Maggio, alle 3 del mattino la Guardia di Finanza ha svegliato tutti coloro che dormivano in stazione annunciando che avrebbero pulito la stazione e che quindi dovevano alzarsi tutti e andarsene. Alle 3 del mattino si pulisce la stazione? A questi ragazzi e’ stato tolto pure il diritto di dormire, dopo due mesi di vita dura neanche li lasciano dormire in una stazione sotto la pungente luce del neon. No. In spiaggia al freddo se volete dormire, ecco cosa riserva per loro la tanto attesa Europa. Inoltre ci sono stati riportati pestaggi pesanti per chiunque creasse disturbo, per chiunque trovasse ingiusto dover essere svegliato in piena notte e doversi spostare, giusto perché’ hanno deciso che vogliono la stazione libera.

Stanotte c è stato l ultimo sgombero, che, in seguito ad una rissa, ha portato a 10 arresti. Tutti convalidati in direttissima, con emissione per tutti gli arrestati di ordine di espulsione. Gli avvocati d’ufficio hanno patteggiato. Di certo non tutti sono colpevoli, siamo garantisti solo per noi stessi li abbiamo già condannati tutti. Nel limbo di una stazione di confine.

Marianna, Valeria, Sara – Bari, Bergamo, Bologna

 

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Bari, immigrati protestano e bloccano binari

Bari, immigrati protestano e bloccano binari
Soppressi 6 treni regionali.

BARI – Sei treni regionali sono stati cancellati, e altri tre a lunga percorrenza viaggiano con ritardo, per la protesta di un gruppo di immigrati ospiti del Cara di Bari che ha bloccato i binari tra le fermate di Bari zona industriale e Bari Palese. Lo rendono noto con un comunicato le Ferrovie dello Stato. Circa 150 immigrati ospiti del Centro di accoglienza e richiedenti asilo (Cara) di Bari hanno occupato i binari della stazione ferroviaria, all’altezza di Bari Palese, che si trovano alle spalle della struttura di accoglienza.

I migranti, quasi tutti di nazionalità africana, protestano – secondo le prime notizie – in seguito alla bocciatura delle loro richieste di asilo che avrebbero ricevuto ieri dalla Commissione ministeriale competente. “Vogliamo sapere la verità sulle nostre richieste, altrimenti non andremo via da qui – spiegano i migranti – anche perchè molti di noi, dopo cinque mesi di attesa nel Cara, ieri hanno scoperto che devono tornarsene a casa: ci auguriamo che la nostra protesta si estenda”. I migranti mostrano cartelloni con le scritte ‘Documents orà, ‘Go away’ e ‘Non vogliamo rilasciare le impronte digitali, ma vogliamo i nostri documentì. Sostegno alla protesta è stata espressa dal Collettivo antirazzista di Sinistra Critica.

Dopo un paio di ore la protesta è rientrata. I migranti ospiti del Centro di Bari per i richiedenti asilo (Cara) hanno cessato la protesta che li aveva portati ad occupare i binari delle Ferrovie dello Stato e di Ferrotranviaria adiacenti all’area del Centro. L’opera di mediazione è stata svolta dal prefetto vicario, Antonella Bellomo, e dal questore, Giorgio Manari. La protesta – a quanto si sa – era stata innescata dal respingimento della richiesta di asilo per una ventina dei migranti che hanno protestato oggi; gli altri sono ancora in attesa della decisione sulla loro domanda. A loro è stata sottolineata la necessità di non proseguire nella protesta per non perdere, con la commissione di un reato, il diritto all’eventuale concessione.

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=426664&IDCategoria=1

 

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Avenue Simon Bolivar

Dopo molte settimane passate a dormire nel parco della Porte della Villette, circondati dagli sbirri, e sotto la pressione delle retate a Stalingrad, alla Villette, a Couronnes, a Belleville [nel nord-est popolare di Parigi, NdT] etc., quasi 300 tunisini senza permesso di soggiorno hanno autonomamente occupato [domenica 1 maggio, NdT] una palazzina del comune, al 51 di Avenue Simon Bolivar.

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